ATTENZIONE!

Per tutti quelli che hanno quasi finito di preparare la valigia per lasciare l'Italia, ma hanno ancora qualche dubbio che li trattiene;
Per quanti sono appena arrivati in terra iberica, non hanno una casa, né un lavoro e non hanno idea di come cominciare questa nuova avventura;
Per chi in Spagna ci vive da tempo, ma non ha ancora capito bene il perchè;
Per voi tutti, che avete bisogno di far chiarezza su questi dubbi amletici: ebbene, avete sbagliato blog.





domenica 28 febbraio 2016

#diquellavoltache un camionista cubano mi spiegò cosa fosse la Sicilia

Dopo un mesetto di lavoro in un ameno paesino della Costa Brava, conobbi il Cubano.
Ammettetelo: "Costa Brava", "Cubano", avete pensato tutti a un ragazzone abbronzato e palestrato che nel tempo libero fa il ballerino della DeFilippi.
Dico nel "tempo libero" perché la sua vera professione è l'essere bello.
Uno di questi che riesce ad avere  lo sguardo seduttore anche quando è in procinto di starnutire, mentre voi l'ultima volta che avete provato a farlo vi hanno consigliato un buon oculista, dicendovi che l'occhio pigro adesso tiene cura.
Uno di questi che ti conquista col suo accento latino anche se sta leggendo le istruzioni per usare l'applicatore di Preparazione H.
Uno di questi che al primo colpo di bacino ti innamora le fimmine in un raggio di 3 km, al secondo ti dis-eterosessualizza l'òmini, al terzo (il colpo più devastante) te li induce a iscriversi a latinoamericano e per questo è ricercato per crimini contro l'umanità,  essendo considerato il diretto responsabile di centinaia e centinaia di panze budinose avvolte in magliette aderenti con pajette nere (perché il nero sfila), di chiome da 7 capelli 'ngellate e litografate sui crani, di lussazioni d'anca dovute a movimenti spacciati per passi di ballo ma in realtà copiati uno ad uno da un documentario sull'accoppiamento dei furetti.

Nulla di tutto ciò.

Il mio, di Cubano, faceva il camionista nel cantiere dove lavoravo, aveva il doppio dei miei anni, la metà dei miei denti e son sicuro che svariate teorie evoluzionistiche riconoscerebbero in lui l'anello di congiunzione tra l'uomo e la nutria.
Era un uomo di poche parole, e non perché volesse fare il misterioso, né perché non avesse molto da dire: il Cubano era taciturno perché, in cuor suo, era cosciente del fatto che quando parlava non si capiva una beata mentula (Sarà stato lo stuzzicadenti infilato tra le labbra?  Sarà stato che lo stuzzicadenti era sempre lo stesso dal '79? Sarà stato che lo stuzzicadenti ormai godeva di vita propria e si faceva chiamare Alfio?...)
Il Cubano andava oltre il mangiarsi le parole: il Cubano, mentre si mangiava le parole, ruttava le parole che si era mangiato nella frase precedente.

In 3 anni il Cubano ed io interloquimmo una sola volta e per sua iniziativa, mentre entrambi osservavamo una gittata di cemento. Mi si avvicinò e, inspiegabilmente, il Cubano, parlò.

"Quindi tu sei Italiano... Italiano di dove?"  (1)
Risposi "Sicilia", non sapendo che, così facendo avrei innescato il monologo del caribeño che vi riporto, tradotto, qui di seguito:
"Siciliano della Sicilia...sì, é un'isola, vero? Sì, la conosco la tua isola, io. È tutta circondata dal mare, la tua isola, e ce ne sono tante altre li, sparse nel mare, e la gente parla lingue stranissime! Arabo, greco, turco... perché i turchi sono stati da te! Lo sapevi, no? Sì, sì, proprio nella tua isola! E, se non sbaglio, hanno ancora delle proprietà lì, nell'isola! Sì, sicuro, hanno delle proprietà. Hanno i terreni... - pausa, per passarsi lo stuzzicadenti da destra a sinistra e riorganizzarsi i denti - Sì, la conosco bene la tua isola, perché ho visto un documentario. Nella tua isola c'è un vulcano, un vulcano e-nor-me...e sembra che, anticamente c'è stato un terremoto. Un terremoto dentro il vulcano, e il vulcano ha tirato fuori tutta la mierda (gente, mierda non ve lo posso tradurre, si perde la genuinità del discorso), che é arrivata sulla tua isola, come una nuvola nera dal cielo...aspetta, come la chiamano?...ah si: la lava. La gente l'ha respirata e sono morti tutti. Di colpo. Rimanevano bloccati. Così - assume una posa plastica, come un fermo immagine del biondino degli 883, uno qualsiasi va bene -  come dei manichini di fango, però vuoti dentro!"
Lo osservai come avrei osservato un soluomo di Piero+Alberto Angela ubriaco di trementina. Osai intervenire con un: "...ehm, sì... più o meno... ma credo che ti stai confondendo...devi aver visto un documentario su Pompei...che é vicino Napoli..."
Mi scrutò con espressione interrogante e mi disse: "...ah...Napoli...che invece é in Italia... ma, scusa, non avevi detto di essere siciliano?". Ci osservammo dubbiosi l'un l'altro, ci allontanammo e non ci rivolgemmo più la parola. Era bastato.





(1) Breve inciso: tutti, sapendo che siete Italiani, avranno qualche parola da spendere in merito. Se siete fortunati sarà un classico "Ah! L'Italia! La pasta! La Toscana!" imitando un accento pseudo-italiano e muovendo le mani (perché gli italiani, per loro, muovono sempre le mani),  nei casi peggiori vi racconteranno le loro vacanze a Venezia e di quanto ristretto e caro sia il caffè,  o vi chiederanno se conoscete Giuseppe, l'amico che non vedono da vent'anni.


4 commenti:

  1. divertentissimo......se non ci fosse il cubano bisognerebbe inventarlo....
    chi ha orecchie da intendere intenda!
    Aspetto il prossimo racconto

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    1. Cettina, ci mancheranno tante cose, ma le orecchie per intendere le abbiamo eccome!

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